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Biografia

Seun Kuti è figlio di uno degli artisti più influenti del XX secolo, Fela Kuti, “The Black President”, rivoluzionario, musicista e attivista nigeriano, inventore dell’Afrobeat.

Come il padre, Seun lotta con la musica per l’affermazione del proprio popolo. Fela Anikalapo Kuti è ora un’icona dell’Africa combattente che ritiene di potercela fare con le proprie forze e la propria cultura, contro l’ingiustizia, la corruzione, l’arroganza del potere. E’ questa la sensazione trasmessa dalla musica di Seun, da sonorità che tengono conto della storia dell’ultima black music.

“Voglio fare l’afrobeat per la mia generazione – commenta l’artista – invece che ‘alzati e combatti’, il messaggio deve diventare: alzati e pensa”. Sassofonista e cantante, Kuti cita fra i propri ispiratori Miles Davis, il musicista e poeta afro-americano Gill Scott Heron, i rapper Timbaland e Dr Dree, pur restando fedele allo spirito del padre.

Nel proprio lavoro tiene conto della storia della black music degli ultimi anni, introducendo le inflessioni del rap e del new soul nel fragore della ‘locomotica’ dell’afrobeat.

Oltre alla musica, ciò che colpisce sono i testi delle canzoni, come se il discorso sviluppato da Fela non si fosse interrotto. “Ogni africano ha problemi: il problema della casa, problemi per strada, problemi di lavoro, problemi nella scuola, problemi etnici, problemi con i governi”. D’altra parte, quando il padre morì, Seun a soli 15 anni, di fronte a una folla di migliaia di nigeriani vestiti di bianco, prese in mano il microfono e fece il suo discorso: “Ora voglio dirvi una cosa. Fela non è morto, egli vivrà per sempre in Africa. Egli vivrà negli africani. Vivrà nel cuore della gente nera, in coloro che pensano che essere neri è bello, che essere neri è grandioso.

Lui voleva che i nigeriani esercitassero il governo di questo paese, perché sono loro ad averne il diritto, non altri”. In un’epoca in cui l’afrobeat viene sempre più riscoperto e citato in molteplici ambiti musicali moderni, dall’hip hop alla techno ed a tutta la tropical music, Seun Kuti & Egypt 80 rappresentano l’autentica radice originale, ma rinvigorita dalla giovane energia e da una notevole apertura a collaborazioni e contaminazioni artistiche.

Con lui, da sempre, la storica formazione degli Egypt 80 – “la più infernale macchina ritmica dell’Africa tropicale” -, nome che Fela dette agli Africa 70 nel 1977, rifacendosi all’antica civiltà egizia.

Seun Kuti

Seun Kuti è figlio di uno degli artisti più influenti del XX secolo, Fela Kuti, “The Black President”, rivoluzionario, musicista e attivista nigeriano, inventore dell’Afrobeat.

Come il padre, Seun lotta con la musica per l’affermazione del proprio popolo. Fela Anikalapo Kuti è ora un’icona dell’Africa combattente che ritiene di potercela fare con le proprie forze e la propria cultura, contro l’ingiustizia, la corruzione, l’arroganza del potere. E’ questa la sensazione trasmessa dalla musica di Seun, da sonorità che tengono conto della storia dell’ultima black music.

“Voglio fare l’afrobeat per la mia generazione – commenta l’artista – invece che ‘alzati e combatti’, il messaggio deve diventare: alzati e pensa”. Sassofonista e cantante, Kuti cita fra i propri ispiratori Miles Davis, il musicista e poeta afro-americano Gill Scott Heron, i rapper Timbaland e Dr Dree, pur restando fedele allo spirito del padre.

Nel proprio lavoro tiene conto della storia della black music degli ultimi anni, introducendo le inflessioni del rap e del new soul nel fragore della ‘locomotica’ dell’afrobeat.

Oltre alla musica, ciò che colpisce sono i testi delle canzoni, come se il discorso sviluppato da Fela non si fosse interrotto. “Ogni africano ha problemi: il problema della casa, problemi per strada, problemi di lavoro, problemi nella scuola, problemi etnici, problemi con i governi”. D’altra parte, quando il padre morì, Seun a soli 15 anni, di fronte a una folla di migliaia di nigeriani vestiti di bianco, prese in mano il microfono e fece il suo discorso: “Ora voglio dirvi una cosa. Fela non è morto, egli vivrà per sempre in Africa. Egli vivrà negli africani. Vivrà nel cuore della gente nera, in coloro che pensano che essere neri è bello, che essere neri è grandioso.

Lui voleva che i nigeriani esercitassero il governo di questo paese, perché sono loro ad averne il diritto, non altri”. In un’epoca in cui l’afrobeat viene sempre più riscoperto e citato in molteplici ambiti musicali moderni, dall’hip hop alla techno ed a tutta la tropical music, Seun Kuti & Egypt 80 rappresentano l’autentica radice originale, ma rinvigorita dalla giovane energia e da una notevole apertura a collaborazioni e contaminazioni artistiche.

Con lui, da sempre, la storica formazione degli Egypt 80 – “la più infernale macchina ritmica dell’Africa tropicale” -, nome che Fela dette agli Africa 70 nel 1977, rifacendosi all’antica civiltà egizia.

www.instagram.com/bigbirdkuti

Biografia

Seun Kuti è figlio di uno degli artisti più influenti del XX secolo, Fela Kuti, “The Black President”, rivoluzionario, musicista e attivista nigeriano, inventore dell’Afrobeat.

Come il padre, Seun lotta con la musica per l’affermazione del proprio popolo. Fela Anikalapo Kuti è ora un’icona dell’Africa combattente che ritiene di potercela fare con le proprie forze e la propria cultura, contro l’ingiustizia, la corruzione, l’arroganza del potere. E’ questa la sensazione trasmessa dalla musica di Seun, da sonorità che tengono conto della storia dell’ultima black music.

“Voglio fare l’afrobeat per la mia generazione – commenta l’artista – invece che ‘alzati e combatti’, il messaggio deve diventare: alzati e pensa”. Sassofonista e cantante, Kuti cita fra i propri ispiratori Miles Davis, il musicista e poeta afro-americano Gill Scott Heron, i rapper Timbaland e Dr Dree, pur restando fedele allo spirito del padre.

Nel proprio lavoro tiene conto della storia della black music degli ultimi anni, introducendo le inflessioni del rap e del new soul nel fragore della ‘locomotica’ dell’afrobeat.

Oltre alla musica, ciò che colpisce sono i testi delle canzoni, come se il discorso sviluppato da Fela non si fosse interrotto. “Ogni africano ha problemi: il problema della casa, problemi per strada, problemi di lavoro, problemi nella scuola, problemi etnici, problemi con i governi”. D’altra parte, quando il padre morì, Seun a soli 15 anni, di fronte a una folla di migliaia di nigeriani vestiti di bianco, prese in mano il microfono e fece il suo discorso: “Ora voglio dirvi una cosa. Fela non è morto, egli vivrà per sempre in Africa. Egli vivrà negli africani. Vivrà nel cuore della gente nera, in coloro che pensano che essere neri è bello, che essere neri è grandioso.

Lui voleva che i nigeriani esercitassero il governo di questo paese, perché sono loro ad averne il diritto, non altri”. In un’epoca in cui l’afrobeat viene sempre più riscoperto e citato in molteplici ambiti musicali moderni, dall’hip hop alla techno ed a tutta la tropical music, Seun Kuti & Egypt 80 rappresentano l’autentica radice originale, ma rinvigorita dalla giovane energia e da una notevole apertura a collaborazioni e contaminazioni artistiche.

Con lui, da sempre, la storica formazione degli Egypt 80 – “la più infernale macchina ritmica dell’Africa tropicale” -, nome che Fela dette agli Africa 70 nel 1977, rifacendosi all’antica civiltà egizia.