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And the colored girls say: doo da doo da doo da doo (da Walking on the wild side di Lou Reed) è “elogio del margine”. Un concerto di voci non in capitolo, di seconde voci, comparse e sfondi, uno show senza la star. È il bianco attorno alle parole scritte. È tutto quello che sta oltre una linea di margine e a cui non è dato entrare nella luminosa zona delle luci della ribalta.
Ci vuole una particolare attenzione ed intenzione per distinguere i cori delle cantanti background di una canzone, così come per notare gli sfondi e tutto ciò che sta attorno ad un oggetto posto al centro. È indispensabile attivare quella che l’architetto Juani Pallasmaa chiama “visione periferica”, contrapposta all’egemonica vista focalizzata che attribuisce importanza e potere solo al centro.
È questa visione periferica che ci fa notare chi sta al margine, ed è in quel margine che persevera quella che il filosofo Zaoui chiama “discrezione” o “arte di scomparire”, necessaria forma di resistenza in una società che vive di spettacolarità.
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