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Di e con Claudia Fabris
Si immagini un teatro al buio e una voce che fa luce.
Dopo anni di performance in cuffia la Cameriera di Poesia vuole sperimentare se la voce riverberi nel buio esattamente come fa nell’intimità: un buio che tolga i confini tra interno ed esterno, voce e corpo, dove la voce si dipani come filo d’Arianna.
Come se la luce e la voce fossero in un certo qual senso una forma della medesima materia, come se vedere e parlare fossero azioni della luce «C’è una voce nella mia vita», a dirla con le parole di Giovanni Pascoli, «che non potrà mai dileguare dal mio ricordo, perché vi ha impresse le sue note uniche e incancellabili: la voce di Eleonora Duse. ...Quella voce era l’inevitabile dell’istinto e della spontaneità».
Claudia Fabris (Padova 1973) si avvicina all’arte a sedici anni con la fotografia. In seguito incontra la danza, la creazione d’abiti e il teatro con Tam Teatromusica (premio speciale UBU 2014) con cui collabora per anni come performer, costumista, fotografa e aiuto regia. Nel 2011 inizia un percorso sulla parola con la Cameriera di Poesia, che porta ovunque in Italia: da allora è gentilmente nomade. Nel 2013 inizia a scrivere le Parole Sotto Sale e ad apparire nelle città come Nostra Signora dei Palloncini, regalando le proprie parole a chi le parla, novella sibilla metropolitana. Intreccia con sempre maggiore adesione il proprio percorso artistico con Altofest a Napoli dal 2011, La Luna e i Calanchi ad Aliano (MT) e Verso Sud a Corato (BA), del quale condivide la direzione artistica dal 2022.