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IANVA è un progetto genovese che annovera molti nomi dell’underground italiano nato nel 2003 dall’incontro di musicisti di diversissima estrazione, accomunati dall’esigenza di restituire un senso a concetti quali “passionalità ”, “ardimento”, “dignità ” e, su tutto, animati dalla volontà  di preservare quelle poche ma ottime cose proprie della sensibilità  italiana di un tempo antecedente a quel processo di azzeramento instauratosi negli ultimi tre decenni. Le parti vocali sono suddivise tra Mercy (già  con Malombra, Segno Del Comando e Helden Rune) e Stefania D’Alterio, ex Wagooba, nota per la sua attività  giornalistica (“Psycho!”, “Ritual”, “Classix!”, tra le tante). La sezione ritmica è equamente ripartita tra ex Malombra (Francesco La Rosa, batteria e percussioni) e Spite Extreme Wing (Azoth, basso) e le chitarre sono affidate a Fabio Gremo (dal background classico) e Fabio Carfagna (ex Malombra); l’ensemble si avvale inoltre di professionisti dal background di conservatorio come Giuseppe Spanò, Davide La Rosa e Gianluca Virdis (che si avvicendano al pianoforte alla fisarmonica, alle percussioni e alla tromba), per un suono caldo e acustico. Tutti questi diversi percorsi, mai rinnegati né accantonati, concorrono però solo minimamente nell’impianto sonoro di IANVA, volutamente consono ai temi trattati e alla propria irrinunciabile italianità  musicale d’altri tempi, con influenze variegate che spaziano dalla prima ed eccellente new wave italiana, quella con intenti da classifica; ai Maestri dell’Arte Pura Della Sonorizzazione (quali Ennio Morricone, Bruno Nicolai, Armando Trovajoli, Franco Micalizzi, Stelvio Cipriani, Guido e Maurizio De Angelis…); con un occhio di riguardo verso indimenticati protagonisti come Scott Walker e Marc Almond e autori quali Jacques Brel, Fabrizio De Andrè, Luigi Tenco, Piero Ciampi. Non mancano accenni a vecchi amori mai sopiti, quali quelli per le ballate notturne glitterate e grezze del più decadente glam di filiazione britannica, e per figure totem quali Mina, Milva, Milly, Gabriella Ferri, Dalida, Massimo Ranieri e Lucio Battisti. Unica concessione all'attualità qualche sporadica venatura riconducibile alle migliori e più raffinate firme del neofolk, senza alcun tipo di implicazione ideologica. La musica proposta si rivela quindi un suggestivo e fiammeggiante mélange di “folk noir” a tinte forti e canzone d’autore di scuola franco-genovese, con evidenti richiami ai nostri straordinari compositori (il già  citato Morricone, Reverberi…), a indimenticabili capisaldi del panorama italiano, e al filone più sperimentale del rock decadente anni ‘70. Una miscela inedita e sorprendente, definita ossimoricamente "archeofuturista" (una fuga in avanti col viatico di una struttura mentale arcaica, un'operazione di retro-avanguardia), che ha già  trovato ottimi riscontri sia tra gli appassionati del neofolk più elaborato e “suonato”, che tra gli estimatori della canzone italiana d’autore nella sua epoca aurea, come si evidenzia dall’accoglienza riservata da pubblico e stampa specializzata (sia in Italia che all’estero) al mini-CD d’esordio “La Ballata Dell’Ardito”, all'EP "L'Occidente" e soprattutto al debut album “Disobbedisco!”, al suo successore, l'ormai profetico e monumentale “Italia: Ultimo Atto” e all'ultimo “La Mano Di Gloria”, (recensiti in maniera ottimale sui migliori magazine e testate italiane ed estere - Rockerilla, Rumore, Blow Up, Il Mucchio, La Repubblica, Ritual, Elegy (S/F), Nonpop (D), Black Magazine (D), Heathen Harvest (USA), Compulsion (UK), Alterna.tv (Israel), Hissig (N), Gothtronic (DK), etc…)