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Storie sul vino raccolte e raccontate Di e con Lucilla Giagnoni Musiche di Paolo Pizzimenti Un inno alla bevanda che ci avvicina alla nostra natura di-vina, che ha portato al mondo ciò che ci mancava, l’ebbrezza. Non si sa quando sia comparsa la vite. La vite sembra esistere da sempre: studi paleontologici hanno dimostrato che la pianta era già diffusa sul nostro pianeta prima della comparsa dell’uomo. Non si sa esattamente quale sia la patria d’origine della VITIS VINEFERA SATIVA e nemmeno si sa se discenda dalla vite silvestre, che era selvatica e cresceva in forma selvaggia, con tronchi molto robusti e tralci grossi come rami. Sicuramente costituì un incentivo per far abbandonare all’uomo la vita nomade, inducendolo a stabilirsi in luoghi collinari ameni per seguire il ciclo che dura tutto l’anno. L’uomo seguendo il ciclo della vite imparava d’avere un destino, dopo la deposizione nella tomba, un destino come l’uva. I grappoli ridotti a vinaccia si tramutano in mosto Quando il mosto s’imbotta in una cantina umida, comincia a ribollire. Alla fine il mosto secondo il parere degli antichi cede la sua parte più preziosa: lo spirito. Allo stesso modo il corpo dell’uomo attraversa il mondo dei defunti, fermenta, si decompone, diventa concime e lascia lo spirito, la sua parte migliore e perfetta.